Oltre 400 sellers e 70 tour operator in rappresentanza di 36 paesi: sono questi i numeri dell’edizione numero ventuno della Borsa del Turismo delle 100 Città d’Arte, che si svolgerà a Bologna dal 19 al 21 maggio. Una kermesse che negli anni ha consolidato il proprio ruolo attraverso un processo di promocommercializzazione del patrimonio delle città d’arte, il cui turismo è cresciuto del 18,8% dal 2010 ad oggi, registrando nel 2016 oltre 41,5 milioni di arrivi pari al 36,2% del totale degli arrivi in Italia e con oltre 100 milioni di presenze.
Promossa da Confercenti con il sostegno di Enit ed APT Emilia Romangna, la Borsa del Turismo delle 100 Città d’Arte edizione 2017 strizza l’occhio anche a nuovi mercati. “Il piatto è molto ricco – le parole di Marco Pasi, presidente Società Iniziative Turistiche – quest’anno abbiamo il piacere di ospitare 70 operatori di cui quattro in rappresentanza di new entry assolute come Argentina, Lituania, Ucraina ed Uzbekistan, che incontreranno su appuntamenti prefissati oltre 400 imprenditori dell’offerta provenienti da tutta Italia”. Una manifestazione diventata negli anni un punto di riferimento con oltre 2.000 operatori coinvolti, 8000 sellers, 53.000 contatti commerciali per un valore stimato di oltre 21 milioni di euro. “E’ un format consolidato – prosegue Pasi – il cuore della manifestazione sarà il workshop che si terrà sabato 20 maggio a Bologna ma il programma della Borsa sarà arricchito dagli EducTour organizzati nel territori del capoluogo felsineo e tra Ferrara Ravenna, Cesena, Rovigo, Fratte Polesine sconfinando in Umbria tra Spoleto, Montefalco, Trevi, Bevagna e Spello”. Diversi, inoltre, gli appuntamenti di approfondimento che verranno presentati duranti i giorni della manifestazione: “Ci saranno convegni e seminari che avranno l’obiettivo di far sedere allo stesso tavolo imprenditori del settore e rappresentanti delle Isitutuzioni con l’obiettivo di affrontare dinamiche turistiche in maniera costruttiva. Al centro del dibattito ci sarà la promozione dei Borghi d’Italia, in occasione dell’Anno dei Borghi, proclamato dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo ma ampio spazio sarà dedicato al mercato cinese, con le sue potezialità e le sue caratteristiche”.
Una nuova rete di città d’arte, dunque, per promuovere un’Italia non minore ma alternativa: “La vera sfida – commenta Francesco Palumbo, direttore generale Turismo Mibact – è sulla qualità più che sulla quantità, dobbiamo intercettare una domanda diversa che abbia voglia di investire in Italia più notti per scoprire il territorio da altri punti di vista”. Sfuttrare i grandi attrattori nazionali come Roma, Firenze e Venezia come porte d’ingresso per nuove aree turistiche: “Con il nuovo Piano Strategico – insiste Palumbo – c’è una forte sinergia tra pubblico, privato ed associazioni di categoria e l’obiettivo è doppio, valorizzare il territorio e aumentare la competitività, per questo un’Italia per così dire ‘diffusa’ non può che essere uno dei punti di forza per allargare la forbice dei pernottamenti ed aumentare la permanenza media, perché è questo il dato che fa la differenza”. Qualcosa, dunque, si muove in maniera concreta ma la strada è ancora in salita: “Per un’offerta diffusa occorre un piano trasporti – continua Palumbo – che permetta avvicinarsi agevolmente verso le nuove destinazione attraverso un hub di accesso e vari poli distributivi e bisogna assolutamente provvedere ad una digitalizzazione del prodotto con banda larga”.
Ha parlato di un’offerta da mixare, infine, Claudio Albonetti, presidenta Assoturismo Nazionale: “La Borsa del Turismo delle 100 Città d’Arte lancia un messaggio importante perché mette sotto la lente d’ingrandimento una parte di territorio che merita un’attenzione maggiore, parliamo di un’Italia, quella delle 100 città d’arte, che può vantare un numero considerevole di siti Unesco, oltre 95.000 chiese monumentali, 40.000 castelli, questa non è arte minnore ma va comunicata e promossa con altrettanta attenzione”. Aumentare la visibilità di prodotti poco sponsorizzati e legarli alle tradizioni: “Ci vuole un’offerta creativa che consenta di mixare l’arte e la storia con la possibilità di vivere le abitudini e lo stile di vita italiano, un qualcosa che nei piccoli centri è ancora possibile da realizzare e vivere nella sua totalità”.