Immagine di sfondo della pagina Malta: Al mare in costume… di carnevale, in maschera per un'immersione...
22 novembre 2004

Sembra che ogni festa a Malta abbia sempre due facce, una religiosa, seria, solenne e l'altra allegra, gioiosa, legata a ritualità pagane. Il Carnevale segue questa regola, celebrazione tra il sacro e il profano, secondo i ritmi del calendario agricolo e della tradizione cattolica, durante la quale anche la spiritualità si fa lieve, gioco di maschere e nascondini. Dal 4 all'8 febbraio la popolazione si traveste e l'Arcipelago fa lo stesso, indossando il costume più sfarzoso, la fisionomia capace di evocare antiche leggende sbiadite dal tempo. Come quella alle origini della ricorrenza, una storia del 1535 che ha per protagonisti i Cavalieri di San Giovanni riuniti al passaggio dall'inverno alla primavera, in battaglie allegoriche con finte armi: un rito di ringraziamento a Dio che aveva affidato proprio a loro la difesa dell'Occidente cristiano. Capitolo dopo capitolo il racconto procede fino al 1560, quando il Gran Maestro Jean Parisot De La Vallette, fondatore di Valletta, introduce l'uso delle maschere in concomitanza con la presenza nel Porto Grande dell'Armata Cristiana pronta a partire alla volta di Tripoli. Da allora lo spettacolo si ripete, fatta eccezione per il breve periodo in cui il 'guastafeste' Gran Maestro Lascaris sospese balli e rappresentazioni teatrali e proibì alle donne di indossare le maschere durante il carnevale, pena la frusta. Era il 1639. Quel ricordo è ormai lontano e oggi il Carnevale torna a essere espressione di completa libertà, per cinque giorni i bambini rievocano con balli e canti la vittoria contro i Turchi nel Grande Assedio del 1565, figure grottesche e carri allegorici sfilano per le vie addobbare insieme ai karozzini trainati dai cavalli e decorati con nastri, rami di palma, maschere e banderuole.

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