“Il Porto è Venezia. Ottenere dal Governo risposte defnitive per far tornare le navi da crociera in laguna e ricostruire il rapporto secolare tra la città e il suo porto stigmatizzando l'immobilismo della politica degli ultimi otto anni (con zero risposte prodotte dai ben sette Comitatoni che si sono succeduti)” sono gli obiettivi del Comitato Venezia Lavora, costituito il 9 settembre 2020 e presieduto da Vladimiro Tommasini, già Presidente di Venezia 1937-Portabagagli del Porto di Venezia, che mercoledì 30 settembre invita la cittadinanza alla prima Assemblea al Terminal 103 della Stazione Marittima alle ore 18, parcheggio gratuito. Non c’è più tempo da perdere. Ne abbiamo parlato col Presidente Tommasini.
Perché è nato il Comitato Venezia Lavora?
Riteniamo che la crocieristica sia compatibile con la tutela di Venezia e della sua laguna e chiediamo al Governo in tempi brevi risposte urgenti e concrete per fare tornare il terminal Crociere di Venezia l’homeport di riferimento dei top players internazionali. In poche settimane abbiamo ricevuto 325 adesioni di aziende, Partite Iva, lavoratori del terminal crociere e dell’intero indotto, fra cui agenzie marittime e di viaggi, ncc, accompagnatori e guide turistiche. La pandemia ha contribuito ad evidenziare la fragilità del tessuto economico nazionale e locale, rallentando ulteriormente il rebus irrisolto della crocieristica, fagocitata da interessi personali o speculativi. E intanto i top players internazionali (Msc Crociere, Costa Crociere, Royal Caribbean) hanno scelto Trieste (dove hanno quote societarie nel Terminal Passeggeri) e Ravenna, almeno fino alla primavera 2021. La posta in gioco è altissima: la programmazione delle rotte viene effettuata con tre anni di anticipo e Venezia rischia di venire esclusa per anni. Nella città lagunare, secondo scalo crocierstico italiano dopo Civitavecchia, l'economia del mare genera il 20% del Pil cittadino, con un impatto economico annuo di 400 milioni e 5.000 lavoratori diretti occupati in 1260 imprese. Nel 2018, secondo i dati del Venezia Terminal Passeggeri, sono entrate in laguna 502 navi da crociera, circa una e mezza al giorno. Ogni anno la spesa diretta di passeggeri, equipaggi e navi raggiunge i 155 milioni di euro, con una spesa media giornaliera di 426.000 euro. L'impatto economico del Sistema Portuale Veneto (porti di Venezia e Chioggia) vale complessivamente 21 miliardi con oltre 92 mila occupati. Serviranno anni all’economia per tornare ai dati pre-Covid 2019.
Cosa chiedete al Governo?
Nell’ultima riunione tecnica al Provveditorato alle opere pubbliche di Venezia lo scorso 5 settembre, il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Paola De Micheli ha promesso “che ad ottobre avremo la possibilità di fare gli approfondimenti necessari, per poi arrivare al Comitatone a prendere la decisione definitiva”. Ma sono molto scettico. Abbiamo sentito queste parole troppe volte. Al Governo chiediamo di assicurare la ripresa immediata dei traffici per garantire un reddito a tutti i lavoratori, fermi da marzo, che oggi stanno esaurendo gli ammortizzatori sociali o non ne hanno alcuno. Chiediamo inoltre di assicurare l’accessibiltà nautica in sicurezza affinchè le navi di nuova generazione che già scalano i porti di Genova e Civitavecchia possano entrare anche a Venezia e, non meno importante, evitare la commistione dei traffici commerciali e turistici all’interno dei terminal portuali.
Che ruolo giocherà il Mose, chπe si alzerà a 110 cm solo tra un anno mentre, durante la sperimentazione le paratie saranno sollevate solo quando la marea sarà a 130? Il 20% della città finirà comunque sott’acqua, rendendo inagibili Piazza San Marco, la Basilica (con il suo nartece) e le Procuratie Vecchie, le zone simbolo che iniziano ad allagarsi già quando la marea raggiunge gli 87 centimetri a Punta della Salute. Le dighe saranno in funzione in due ore mentre le istituzioni saranno avvisate solo sei ore prima.
Nel 2022 le 78 paratoie destinate a salvare Venezia dovrebbero alzarsi circa 200 volte, stimando le previsioni delle maree. Il progetto del Mose, il Modulo Sperimentale Elettromeccanico che consiste in una diga mobile con paratie a gravità (già costato 5,5 miliardi di euro con previsione di bilancio finale di 7 miliardi di euro, inizio lavori nel 2003 e fine, stimata, a dicembre 2021, ndr), è vecchio e fuori dalla realtà, resa ancora più dura dagli imprevidibili cambiamenti climatici. Se entrerà in funzione così tante volte, fermerà l’attività economica della città, rendendo impossbile l’accesso alle navi da crociera.
Laura Colognesi