Aeroporti, addio ai 100 ml? Parla il fisico nucleare Edoardo Calenda: “Tecnologia più sicura e fluida, ma serviranno anni per l’uniformità”
Nuovi scanner, più sicurezza e niente limiti ai liquidi: parla Edoardo Calenda, esperto in radioprotezione e sicurezza aeroportuale.
La notizia ha fatto il giro dei media: nelle prossime ore potrebbe decadere il limite dei 100 ml per i liquidi nel bagaglio a mano, una delle restrizioni più odiate dai viaggiatori. Una svolta resa possibile dalla nuova generazione di scanner tomografici in 3D in grado di rilevare automaticamente potenziali minacce con altissima precisione, senza più la necessità di separare flaconi e dispositivi elettronici. Ma cosa significa davvero questo passaggio per la sicurezza aeroportuale? Quanto è concreta la prospettiva di uniformità nei controlli tra i diversi scali italiani ed europei? Per approfondire il tema, Turismo & Attualità ha intervistato Edoardo Calenda, fisico nucleare, esperto in radioprotezione e consulente tecnico con oltre trent’anni di esperienza nel settore dell’aviazione e della sicurezza. Una voce autorevole per fare chiarezza su ciò che sta accadendo dietro le quinte della rivoluzione dei controlli in aeroporto. In attesa della riunione dell’Ecac (Conferenza europea dell’aviazione civile), prevista per oggi, che potrebbe sancire il via libera definitivo.
D: Quando nel 2006 è stato introdotto il limite dei 100 ml per i liquidi nel bagaglio a mano, perché venne imposta esattamente questa specifica quantità?
R: Dopo l’attentato alle Torri Gemelle del 2001 venne imposta questa specifica quantità perché, in base agli studi e alla tecnologia dell’epoca, si riteneva che tale quantitativo di liquido trasportato in un bagaglio a mano – eventualmente contenente esplosivo – non fosse sufficiente per far cadere un aeromobile.
D: Con l’introduzione dei nuovi scanner Hi-Scan 6040 CTiX della Smiths Detection che utilizzano una tecnologia TAC 3D, quali sono le differenze tecniche principali rispetto ai sistemi precedenti ancora in uso in numerosi aeroporti?
R: Qui occorre in primis fare una precisazione e ripercorrere brevemente quanto accaduto nell’ultimo anno. Andando in ordine, sottolineo come la Smiths Detection sia soltanto uno dei grandi produttori di apparecchi per la scansione dei bagagli e come il suo scanner Hi-Scan 6040 CTiX sia una delle macchine tomografiche riconosciute conformi ai requisiti dell’Ecac e identificata come EDSCB (Explosive Detection System for Cabin Baggage) di categoria C3. La categoria C3 è l’unica che consente ai passeggeri di lasciare dentro al bagaglio sia i liquidi senza alcun limite sulla quantità sia i dispositivi elettronici.
D: E poi cosa è accaduto?
R: Ad aprile 2024, la Commissione Europea – nella persona del suo Presidente Ursula von der Leyen – ha deciso di rivalutare la certificazione C3 per lo scanner 6040 richiedendo a tutti gli altri produttori di intraprendere un iter di verifica dei propri apparecchi al fine di capire se i 100 ml rappresentassero un problema diffuso tra i macchinari di tutte le case (“The ‘EU Stamp’ granted as standard C3 Explosive Detection System equipment for cabin baggage, to the configuration currently listed in the ‘Union database on supply chain security — security equipment’ with designation HI-SCAN 6040 CTiX and with detection algorithm 20-50-00, under the Unique Alphanumeric Identifier EDSCB00110, is suspended”. Ndr – Fonte: Official Journal of the European Union).
La Smiths ha optato per far verificare i propri scanner attraverso il TAC (Technical Approval Committee), ossia un comitato creato dal Department for Transport britannico che – a causa delle sue dimensioni ridotte – non riesce a esaminare i macchinari di tutti i brand allo stesso tempo. La Smiths ha avuto un vantaggio cronologico che le ha consentito di tornare con un software nuovo. Oggi, dopo un anno da quando tutto è iniziato, l’Ecac non ha mai stabilito un protocollo test e ha ‘eletto’ il TAC – che è un comitato tecnico – come laboratorio di test per le verifiche ufficiali a cui si dovranno sottoporre anche gli altri produttori.
D: Al momento sono solo sette gli aeroporti italiani (Milano Malpensa, Milano Linate, Roma Fiumicino, Bergamo Orio al Serio, Catania, Bologna, Torino) dotati di questi nuovi scanner avanzati. Non si rischia una forte disomogeneità a livello nazionale e internazionale che può creare confusione e disagi nei passeggeri?
R: Certo, ci sarà una disomogeneità finché almeno tutti i principali aeroporti non si allineeranno. A onor del vero, prima del caos dello scorso anno, erano già partite delle gare di acquisizione per questi apparecchi da parte di aeroporti come quello di Napoli. L’intervento della Commissione Europea ha fatto fare un passo indietro con il timore che l’investimento venisse bloccato.
D: Dal punto di vista economico, che investimento comporta per un aeroporto medio-grande dotarsi di questa tecnologia?
R: Si parla di un investimento base di 300mila euro per una macchina con anche la sua linea che include il sistema di ritorno delle vaschette. Poi ovviamente si va a salire. Quello che però bisogna considerare è che installare questo tipo di scanner può diventare estremamente oneroso per uno scalo piccolo con basso traffico. Sono apparecchi che hanno alti costi di manutenzione e non per tutti gli aeroporti si rivelerebbe un investimento vantaggioso. Va sottolineato che anche la tecnologia che volgarmente definiamo ‘vecchia’ ha comunque enormi capacità di rilevazione.
D: In che modo l’algoritmo aggiornato in attesa di approvazione da parte della Conferenza europea dell’aviazione civile (Ecac) consentirà di rilevare potenziali minacce senza imporre limiti al quantitativo dei liquidi?
R: Procedo con un esempio. Se consideriamo una radiografia bidimensionale, per semplificare, diciamo che il dato che si ottiene è pari a 100, con una tomografia saliamo 10mila. Si ottengono molte più informazioni perché non si elabora soltanto un’immagine bensì una serie di dati che consentono alla macchina di sviluppare algoritmi di rilevazione che inviano degli alert automatici e attendibili agli operatori della sicurezza, standardizzando la qualità della rilevazione.
D: Secondo lei, in che tempi potremmo realisticamente vedere un’adozione uniforme di questa tecnologia nei principali aeroporti italiani?
R: Ci vorranno almeno 2-3 anni per una sorta di uniformità. Se – come si è letto sulla cronaca – a stretto giro lo scanner della Smiths dovesse tornare conforme a quanto richiesto, bisognerà valutare la rapidità con cui anche gli altri produttori si troveranno con una tecnologia di pari livello aprendo il mercato.
D: Che tipo di formazione o aggiornamento è richiesto agli operatori per gestire questi nuovi strumenti e interpretarne correttamente i dati?
R: Gli operatori aeroportuali addetti alla sicurezza vengono formati e devono superare degli esami con istruttori certificati Ecac. Devono apprendere l’utilizzo degli strumenti di controllo e di analisi dell’immagine legati alla macchina, e se uno di questi dovesse avere uno standard di capacità di rilevazione al di sotto di quanto richiesto viene rimandato in addestramento.
D: Oltre ai vantaggi in termini di fluidità dei controlli, questa nuova tecnologia che impatto ha sul livello di sicurezza complessiva?
R: Sicuramente migliorerà il livello della sicurezza perché la standardizzazione della qualità delle rilevazioni è palese. Usando un piccolo tecnicismo in chiave pop: un operatore umano non è capace di identificare il numero atomico di un oggetto scansionato. In una macchina tomografica c’è una rilevazione automatica che permette di individuare, senza aprire un bagaglio, la differenza tra una caciotta e un esplosivo al plastico!
D: Infine, ritiene che questo cambiamento possa influire anche sulla percezione dei controlli da parte dei viaggiatori, riducendone lo stress e rendendo l’esperienza aeroportuale più ‘user-friendly’?
R: Vi sarà uno snellimento delle procedure e questo potrebbe rendere i passeggeri meno stressati. Non sono uno psicologo ma mi sento di dire che i frequent flyer saranno più aperti alla novità senza farsi troppe domande. I viaggiatori occasionali, probabilmente, si sentiranno alleggeriti dall’onere di prestare attenzione agli ml dei propri prodotti e percepiranno maggiore sicurezza riponendo fiducia in un controllo automatico e nell’elevata tecnologia degli scanner.
Gaia Guarino