Tax Free: una promessa non mantenuta? Il paradosso dello shopping turistico in Italia
In Italia il Tax Free è spesso solo un rimborso post-acquisto. Oggi tecnologia e normativa permettono un modello più semplice e inclusivo per il turismo.
Chi passeggia per le vie dello shopping delle città italiane si imbatte ovunque nella stessa promessa: “Tax Free”. Un messaggio rassicurante per il turista extra-UE, che però spesso scopre solo dopo l’acquisto che l’IVA non è affatto scontata alla cassa. L’imposta viene pagata per intero e, solo a fronte di una procedura lunga e poco intuitiva, una parte viene rimborsata in seguito.
Di fatto, non si tratta di Tax Free, ma di Tax Refund. Una distinzione tutt’altro che marginale.
L’impostazione originaria del sistema era chiara: consentire ai visitatori extra-europei di acquistare beni senza IVA, poiché destinati a uscire dal territorio nazionale. La normativa italiana lo ha sempre previsto. Negli anni ’80, però, l’assenza di strumenti digitali e di controlli doganali immediati portò a una soluzione alternativa: far pagare l’imposta subito e restituirla in un secondo momento. Un modello nato come necessità tecnica, diventato negli anni una prassi consolidata, nonostante il contesto sia profondamente cambiato.
Un turismo internazionale in espansione, ma poco valorizzato
I dati raccontano un’Italia sempre più centrale nelle rotte del turismo globale. Nel 2024 gli arrivi internazionali hanno superato i 70 milioni e, secondo ISTAT, nel terzo trimestre 2025 le presenze straniere sono cresciute del 5% rispetto all’anno precedente, a fronte di una domanda domestica stabile. Il turismo pesa oggi circa il 12% del PIL nazionale.
Eppure, il Tax Free continua a essere un’opportunità sfruttata solo in parte. Il mercato resta fortemente concentrato sul segmento del lusso: circa l’80% del valore delle transazioni riguarda acquisti di fascia alta e Milano da sola genera oltre un terzo del valore complessivo nazionale. Una dinamica che lascia ai margini migliaia di negozi indipendenti, artigiani e brand locali, che potrebbero beneficiare di un incentivo capace di stimolare la spesa turistica diffusa.
Una promessa mancata, non un problema normativo
Dal punto di vista normativo e tecnologico, il vero Tax Free sarebbe già possibile. OTELLO, la piattaforma dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, consente da anni l’emissione di fatture già sgravate da IVA, con controlli doganali digitalizzati, come previsto dall’articolo 38-quater del DPR 633/72. Nonostante ciò, la maggior parte degli operatori continua ad applicare il modello tradizionale del rimborso post-acquisto.
Negli ultimi anni, tuttavia, qualcosa sta cambiando. STAMP, fintech italiana, ha costruito proprio su questa infrastruttura un modello che consente ai retailer di applicare lo sgravio IVA direttamente in cassa, rendendo sostenibile il processo anche dal punto di vista del rischio commerciale.
"Non è la legge a essere il problema", spiega Abel Navajas, Ceo di STAMP, "ma un sistema che continua a chiamare Tax Free ciò che in realtà è un Tax Refund. Abbiamo semplicemente reso operativo ciò che era già previsto, restituendo coerenza all’esperienza di acquisto".
Un cambio di paradigma per turisti e commercianti
Un Tax Free realmente immediato produce effetti concreti. Per il turista significa un vantaggio economico percepibile subito, senza moduli, attese o commissioni poco chiare. Per i negozi diventa una leva commerciale capace di incidere sulla conversione e sul valore medio dello scontrino. Per il mercato nel suo complesso, apre la strada a un modello più inclusivo, che non riguarda solo il lusso ma l’intero ecosistema commerciale delle destinazioni. Quando il beneficio è semplice e accessibile, anche il comportamento dei visitatori cambia: lo shopping non è più limitato a pochi acquisti iconici, ma si estende a una spesa più ampia e distribuita, con ricadute dirette sull’economia locale.
Un’occasione da non perdere
Dopo decenni di ambiguità tra ciò che viene promesso e ciò che viene realmente offerto, l’Italia si trova oggi davanti a una scelta strategica: continuare a parlare di Tax Free senza applicarlo davvero, oppure riallineare il sistema alla sua visione originaria. La normativa lo consente da tempo. Oggi, grazie alla tecnologia e a nuovi modelli operativi, diventa finalmente possibile trasformare un principio teorico in un vantaggio concreto per il turismo e il commercio nazionale.