Immagine di sfondo della pagina WTTC, turismo al bivio: il futuro delle destinazioni passa dalla buona governance
04 agosto 2025

Il turismo è una forza economica globale di proporzioni titaniche: nel 2024 ha generato un PIL pari a oltre 10,9 trilioni di dollari, supportando 357 milioni di posti di lavoro, uno su dieci a livello mondiale. Ma questo slancio straordinario comporta anche delle responsabilità. L'overtourism - tema che d'estate è sempre molto 'da copertina' - è tornato prepotentemente alla ribalta: masse di turisti affollano le strade di Venezia, le spiagge di Barcellona o le vie di Dubrovnik, innescando proteste e misure restrittive. Il problema non è tanto il turismo in sé, quanto la sua gestione inefficace.

Non è (solo) colpa dei turisti

Secondo il report “Managing Destination Overcrowding: A Call to Action from the Travel & Tourism Private Sector” recentemente pubblicato dal WTTC, le radici del sovraffollamento sono spesso strutturali: urbanizzazione incontrollata, mancanza di trasporti efficienti, scarsa pianificazione urbana e governance frammentata. In molti casi, il turismo è soltanto il detonatore di problematiche preesistenti.
Eppure, la narrazione pubblica spesso riduce il tutto a un semplice “ci sono troppi turisti”. Una semplificazione pericolosa che rischia di produrre soluzioni facili, ma inefficaci – come tasse di soggiorno e limiti di accesso – senza affrontare i nodi reali.

Tasse turistiche: un’illusione di controllo?

Dal Giappone all’Italia, molte destinazioni hanno introdotto tasse specifiche per contenere il turismo. Ma funzionano davvero? I dati dicono di no. Secondo il WTTC, le tasse turistiche raramente riducono i flussi e spesso non vengono reinvestite nella gestione del turismo stesso. Negli Stati Uniti, per esempio, meno del 5% delle tasse generate dal settore viene destinato alla gestione turistica o alla sostenibilità.
Il rischio? Togliere competitività alle destinazioni senza risolvere nulla e nel frattempo, ignorare le vere priorità: trasporti pubblici, alloggi accessibili, infrastrutture efficienti.

Soluzioni possibili: da Vienna a Barcellona, c’è chi lavora bene

Per fortuna, esistono casi virtuosi che mostrano come una gestione intelligente possa fare la differenza:
Vienna ha adottato un modello di governance pubblico-privato che coinvolge residenti e stakeholder in un’unica strategia di Visitor Economy, orientata alla qualità e alla coesistenza tra turisti e abitanti.
Turisme de Barcelona lavora secondo i principi degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, promuovendo un turismo equilibrato e condiviso.
VisitFlanders, con il progetto Travel to Tomorrow, ha avviato un percorso di co-creazione con comunità locali e imprese per ridefinire il senso stesso del viaggio.

Pianificare, monitorare, reinvestire: la ricetta (non segreta) per il futuro

La strada è chiara, anche se impegnativa: come procede?

- Creare piattaforme di gestione condivisa, che uniscano settore pubblico, privato e comunità locali.

- Sviluppare strategie di lungo periodo, che non siano solo reazioni ma veri piani di sviluppo sostenibile come a Copenaghen, dove il concetto di localhood for everyone guida le scelte strategiche.

- Raccogliere dati reali per comprendere cause e percezioni del sovraffollamento, così come hanno fatto la città di Dubrovnik e la CLIA che hanno unito le forze per comprendere i benefit derivanti dal turismo e come rendere la sostenibilità una priorità per la comunità locale. Dall'analisi portata avanti congiuntamente ne è derivato un Memorandum d'Intesa per gestire i flussi turistici e coinvolgere i residenti nel management turistico della destinazione.

- Monitorare costantemente e utilizzare tecnologie intelligenti, come fa Firenze con l’IoT e Venezia con il controllo dei flussi tramite sensori e segnali mobili.

- Reinvestire le entrate del turismo, in modo trasparente. Le Isole Baleari destinano la tassa di soggiorno a progetti ambientali e di distribuzione stagionale. L’Islanda utilizza i proventi per preservare il patrimonio naturale.

Il cuore del sistema: le persone


Senza il consenso delle comunità locali, il turismo non ha futuro. Ecco perché empowerment è la parola chiave: rendere i residenti protagonisti del cambiamento. In Scozia, Revelstoke (Canada), Barcellona e oltre, la pianificazione turistica coinvolge chi vive nei luoghi, non solo chi li visita.
Alla luce di ciò appare evidente come sia giunto il momento di ricorrere a meno slogan e a più strategia. Non è tempo di demonizzare il turismo, ma di governarlo con intelligenza e visione. Il settore genera valore – economico, sociale, culturale – ma deve essere gestito con rispetto per i territori e le persone. Il turismo non può essere il capro espiatorio delle carenze sistemiche. Deve diventare parte della soluzione.
E, come sottolinea il WTTC, l'attimo (fuggente) da cogliere è adesso: per trasformare il turismo in una forza positiva, per i residenti, per i viaggiatori, per le generazioni future. Se non ora, quando? Una chiamata all’azione collettiva alla quale tutti noi abbiamo il dovere di rispondere.

Gaia Guarino


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