Immagine di sfondo della pagina L’Italia invisibile in tasca: itinerari inediti e luoghi “top secret” su Unexpected Italy
06 agosto 2025

È online l’ultima versione dell’App di Unexpected Italy, progetto traveltech che ha come obiettivo offrire un’esperienza turistica che faccia sentire “locali” i viaggiatori. È una guida 3.0 geolocalizzata e targetizzata, nella quale il viaggiatore ha accesso a itinerari che permettono di personalizzare il viaggio entrando in contatto diretto con posti unici e “reali”, impossibili da trovare sui classici canali turistici. 
Il progetto è lanciato dalla vicentina Elisabetta Faggiana e dal barlettano Savio Losito, e a oggi - girando fisicamente luogo per luogo, conoscendo ogni singola persona e realtà - i due founder hanno mappato 13 aree territoriali italiane: Barletta, Firenze, Genova, Macerata, Matera, Milano, Modena, Padova, Roma, Torino, Valle d’Itria, Venezia e Vicenza. Ci sono proposte di migliaia di luoghi “segreti”, ma anche di artigiani che accolgono i viaggiatori, hotel, bed and breakfast e agriturismi dove l’accoglienza è un’arte e ristoranti che fanno della qualità un mantra.
“Secondo i dati dell’Istat, il 95,5% delle attività economiche italiane è indipendente o a conduzione familiare, ma sono proprio queste a scomparire sotto la pressione dell’overtourism, schiacciate da dinamiche economiche che premiano chi offre di più al minor prezzo, spesso attirando i turisti in trappole che rendono l’esperienza odiosa”, spiega Faggiana. “Le città, i paesi e le coste smettono di essere vivi, diventano scenografie da attraversare e dimenticare. Ma, come ci ricorda il concetto di Capacità di Carico Turistica (CCT), definito dall’Organizzazione Mondiale del Turismo, ogni territorio ha un limite, oltre il quale collassano ambiente, infrastrutture, economia locale, qualità della vita, e perfino la soddisfazione dei turisti stessi. Solo l’1% delle città viene realmente esplorato dai turisti: un dato che dimostra quanto l’esperienza di viaggio si concentri in pochi luoghi iconici, lasciando il resto - spesso più autentico e significativo - invisibile o ignorato".

Le richieste dei viaggiatori

Nelle ultime settimane c’è stato un boom di richieste per le mappe alternative in particolare per Roma e Venezia, prese d’assalto dai turisti in questi giorni di caldo e vacanze estive. Il 70% dei turisti incappa in almeno una “trappola per turisti” durante la propria vacanza (fonte dati: Passport Photo Online). A volte si tratta di un ristorante che spaccia carbonara con panna, altre di un centro storico svuotato dai suoi abitanti e pieno di souvenir tutti uguali. Il ruolo di Unexpected Italy è in questo senso decisivo nella lotta contro l’overtourism, tanto che alla start up è stato assegnato un importante riconoscimento nell’ambito del Roma Startup Award per “l’originalità della sua proposta e la capacità di creare valore per la città”.
L’overtourism è il problema più grave del turismo italiano. Si stima che il 70% dei turisti (tra di loro, solo cinque nazionalità rappresentano il 55% dei soggiorni stranieri: il 15% dagli Stati Uniti, Germania 12%, Francia 11%, Regno Unito 10% e dal Canada 7%) si concentra sull’1% del territorio italiano. A elaborare dati consolidati Banca d’Italia e Istat è stata The Data Appeal Company. 
“Ogni anno l’Italia viene attraversata da oltre 400 milioni di presenze turistiche. Ma cosa rimane, davvero, di questo passaggio?”, si interroga in chiusura Losito. “Noi partiamo dalla mappatura umana, fatta di artigiani, osti, produttori, contadini, guide e comunità locali; poi entra in campo l’algoritmo relazionale: uno strumento di connessione tra persone e luoghi, non basato su destinazioni di tendenza ma su passioni, interessi e valori. Alcuni luoghi sono “top secret”: accessibili solo a chi è pronto a viverli con rispetto, per tutelarli. Altri - conclude - sono suggeriti solo a chi dimostra una reale affinità. Non tutti i luoghi sono per tutti. La nostra missione? Non portare più le masse negli stessi luoghi, ma far incontrare le persone giuste con i luoghi giusti, in un viaggio che non è più consumo, ma cura, relazione e trasformazione”.

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