Professione guida turistica tra sogni, speranze e ricorsi. Valeria Gerli (ConfGuide): “Il concorso? Che elevi la qualità della professione. Spazio a figure competenti, autorevoli e appassionate”
Valeria Gerli, presidente di ConfGuide, commenta il concorso per guide turistiche e il ricorso ANGT: “Non è un lavoro per tutti. Serve selezione per puntare in alto”.
Continua a infiammarsi il dibattito sul concorso indetto dal Ministero del Turismo per l’abilitazione alla professione di guida turistica. Dopo che solo poche settimane fa il TAR del Lazio ha fissato l’udienza per discutere il ricorso presentato dall’Associazione Nazionale Guide Turistiche (ANGT), i riflettori restano accesi. A intervenire sull’argomento - e sul ‘boom’ di iscritti alla prova d’esame - è la dr.ssa Valeria Gerli, archeologa e guida turistica, Presidente della Federazione ConfGuide che in un’intervista rilasciata a Turismo & Attualità ha messo a fuoco le contraddizioni e le aspettative che circondano la professione.
D: Partiamo subito con l’hot topic del momento: il ricorso presentato da ANGT che verrà discusso dal TAR il prossimo 14 ottobre. Qual è la vostra posizione in merito?
R: Lo consideriamo un tentativo subdolo di tornare alla figura della guida turistica locale. Tutte le associazioni erano presenti ai tavoli di confronto con il Ministero del Turismo e avevamo chiesto che la laurea fosse requisito d’accesso, ma la Commissione UE ha detto no.
Ora, dietro lo slogan della ‘qualità’, c’è un nuovo tentativo di affermare il principio della guida locale, che rischia di farci tornare indietro. È una legge da migliorare, ma ci sono strumenti, modalità e tavoli comuni aperti per lavorarci. Bloccare tutto non è la soluzione, serve dialogo, non ricorsi che non rispettano il lavoro fatto fin qui.
D: Come Federazione ConfGuide, cosa vi aspettate da questo concorso?
R: Che sia serio, selettivo, che verifichi le conoscenze necessarie per puntare in alto, che premi la preparazione. Che elevi la qualità della professione, insomma. Il turismo di massa ha grandi volumi di visitatori ma la guida deve arricchire l’esperienza di viaggio, offrire profondità, far comprendere e valorizzare i luoghi. Un buon concorso deve selezionare figure capaci di parlare a un pubblico eterogeneo con autorevolezza, competenza e passione.
D: A vostro avviso, il boom di candidati nasce da un sogno culturale, da una passione autentica o, più spesso, da un 'piano B' professionale?
R: Per la Federazione ConfGuide è prioritariamente un ‘piano B’ professionale, considerati i requisiti d’accesso semplificati (diploma e una lingua straniera, senza certificazione) alla portata di moltissimi. D’altra parte, è anche vero che non si può liquidare la questione così semplicemente. A nostro avviso, i numeri elevati sono anche dovuti ai dieci anni trascorsi senza bandi di abilitazione: se distribuiamo il totale delle aspiranti guide per regioni e per anni, scopriamo che i candidati per ogni provincia non sono poi così tanti. Altra spiegazione possibile è che tra i candidati ci siano tante persone che sino ad oggi hanno operato senza abilitazione (compresi molti appassionati e specialisti) e che con questo bando, finalmente, provano a regolarizzare la loro attività.
D: Dal vostro osservatorio privilegiato, quali sono le principali aspettative - e le principali illusioni -con cui i nuovi aspiranti si affacciano alla professione?
R: C’è una visione romantica della professione che, nella realtà, è molto impegnativa e difficilmente permette di vivere agiatamente. L’accesso con il solo diploma trasmette un messaggio distorto, ossia che sia un lavoro alla portata di tutti, anche a prescindere dalle reali aspirazioni. Ma non è così: basti pensare che meno della metà delle guide professioniste possiede oggi una partita IVA. Chi vuole davvero intraprendere questa carriera deve essere consapevole che fare le visite guidate non è passeggiare raccontando aneddoti: si studia continuamente, si approfondisce, ci si prepara con rigore. E poi occorrono solide basi culturali – storia dell’arte, lingue, capacità relazionali e ancora tanto tanto impegno.
D: Il mestiere della guida turistica è spesso idealizzato: libertà, viaggi, cultura. Ma qual è la realtà quotidiana per una guida professionista oggi, tra burocrazia, precarietà e concorrenza spesso non regolamentata?
R: La guida turistica non ‘viaggia’ nel senso classico del termine. È una professione stanziale, anche se l’abilitazione è nazionale. Il tempo non è tutto impiegato sul campo: ci sono studio, preparazione e tanta burocrazia da gestire autonomamente.
D: La precarietà di questa professione può spaventare?
R: È parte integrante della libera professione. La concorrenza leale non ci preoccupa, ma quello dei non abilitati è un problema serio e crescente. Anche rispetto al concorso, è importante ricordare ai candidati che l’abilitazione darà loro accesso a un mestiere complesso e specialistico, con proventi spesso modesti. Va precisato, infine, che pur essendoci una certa carenza di guide, in particolare nelle aree più turistiche, l’assenza dell’obbligo di laurea previsto nel bando, non è stato ben accolto da chi già esercita attivamente.
Gaia Guarino