Immagine di sfondo della pagina Andrea Mele, Viaggi del Mappamondo, dice la sua su Alitalia. “ Fino ad oggi  contatti fugaci  con la compagnia  e   politica  dell’annuncio”
14 maggio 2009

Andrea Mele, presidente e amministratore delegato del to Viaggi del Mappamondo, esprime il suo giudizio sulla nuova Alitalia, in veste di operatore incoming e outgoing, anche alla luce dei nuovi annunci: base su Roma e apertura di nuovi scali. “ Per quanto riguarda le novità dichiarate dalla compagnia- sottolinea Mele- tra cui l’apertura di nuove rotte e la scelta di Fiumicino come hub principale del vettore mi sembrano più che altro espressione di una “politica dell’annuncio”. Per quanto riguarda l’ampliamento del network, si tratta di scali (tranne Seoul), che la compagnia già aveva, e che erano stati chiusi (alcuni anche negli ultimi mesi), per cui in realtà si tratta di una riapertura. Chiudere e riaprire delle rotte è dispendioso, per non parlare poi del fatto che ci vuole in ogni caso tempo per riacquistare mercato. Non viene detto quante saranno le frequenze, e sappiamo tutti che senza un numero congruo di frequenze non si fa economia di scala. La scelta dell’hub di Fiumicino come snodo centrale non è che una riconferma di quanto già era stato messi in piedi nei fatti.Al momento stiamo a vedere a cosa porteranno questi annunci.A tutt’oggi, però, non possiamo dire di avere sviluppato rapporti nuovi con Alitalia, in quanto non abbiamo avuto che contatti fugaci.Da osservatore esterno- continua Mele- non noto variazioni, né di prodotto né di politica commerciale nel vettore. I maggiori cambiamenti che vedo sono a livello di avvicendamento del personale interno della compagnia, che inficia la possibilità di riallacciare un confronto, a causa della mancanza di continuità che impedisce persino di incontrare un referente della compagnia. Ci sarebbe molto da dire sul fatto che il nuovo direttore vendite della compagnia proviene da Air france-KLM, e questo la dice lunga su chi comanda in Alitalia e sulla presunta “italianità” di cui la compagnia doveva nei piani essere espressione.Un vettore che viaggia con fattori di riempimento tanto bassi ed ha una concorrenza molto forte, dovrebbe avere tra le priorità il consolidamento del rapporto con i tour operator, ma non vedo in tal senso mosse significative. Inoltre, in quanto operatore non solo outgoing ma anche incoming, vorrei aggiungere che una parte di responsabilità della forte crisi dell’incoming nel nostro Paese è dovuta proprio alla mancanza di un vettore di bandiera forte, per cui dobbiamo aspettare che siano le compagnie straniere a vendere l’Italia nel loro Paese, e questa mancanza di spinta iniziale da qui è gravissima, in quanto si traduce in una continua perdita di terreno ed economica. Penso invece- e conclude- a compagnie forti, come Thai Airways o Emirates, che convogliano passeggeri nei Paesi di cui sono vettori di linea, mentre da noi soffriamo di un grosso buco, di passeggeri e promozionale”.

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