Da Cernobbio il grido d'allarme di Confturismo: " La domanda turistica per l'Italia è mordi e fuggi"
Da Cernobbio il grido d'allarme di Confturismo: " La domanda turistica per l'Italia è mordi e fuggi"
Dall'analisi Confturismo e Ciset “Il turismo nello scenario internazionale”, rpresentata a Cernobbio in occasione del Forum di Confcommercio, tra i mile dati emerge il fatto che "il turismo in Italia si conferma come una straordinaria risorsa e un importante volano di sviluppo e crescita, ma una domanda sempre più “mordi e fuggi” impone un ripensamento del nostro modello di offerta che ne valorizzi ancor di più qualità e fruibilità creando così le condizioni per prolungare la permanenza dei turisti".
“I dati che abbiamo presentato oggi confermano che il turismo è l’unico sistema produttivo che continua a crescere in tutto il mondo, compresa l’Italia che, nei prossimi tre anni, continuerà a registrare un aumento di arrivi internazionali intorno al 3,5%-le parole del presidente Confturismo Luca Patanè. "Il turismo è un comparto che risente parzialmente delle crisi economiche e solo localmente dei fattori geopolitici – come gli episodi di attentati o i conflitti avvenuti dalle Torri Gemelle in poi – che, di fatto, ne cambiano le destinazioni senza però ridurne quasi mai l’impatto economico complessivo a livello mondiale.Per l’Italia c’è, però, una criticità rappresentata dalla riduzione dei giorni di permanenza e della spesa dei turisti, le cosiddette vacanze “mordi e fuggi”, che significano 38 miliardi di entrate valutarie in meno negli ultimi 15 anni.E’ dunque evidente che in questa situazione l’Italia deve ripensare il suo modello di offerta turistica, ma soprattutto servono interventi e politiche che accrescano la competitività delle imprese di questo comparto e diano centralità, anche a livello europeo, a un settore che rappresenta una potentissima leva non solo di sviluppo e crescita ma anche di coesione territoriale. E la parola d’ordine è: promozione, promozione, promozione. Per farci conoscere di più e meglio all’estero, per far rimanere più a lungo i turisti che vengono in Italia, per valorizzare maggiormente il nostro Mezzogiorno, territorio che ha una straordinaria ricchezza di luoghi, arte e cultura”.
Entrando nel dettaglio dei dati, tra il 2001 e il 2015 gli arrivi in Italia sono aumentati del 50%, raggiungendo la soglia di 53 milioni; questi maggiori arrivi non si sono, però, tradotti in proporzionali incrementi di entrate a causa di una minore permanenza media (da 4,1 a 3,6 giorni tra il 2001 e il 2015) e della conseguente riduzione del 35% della spesa pro capite reale (da 1.035 a 670 euro). Questo significa che, dal 2001 ad oggi, il nostro Paese ha “perso” 38 miliardi di entrate valutarie derivanti dal turismo internazionale. In ogni caso, le previsioni per il triennio 2016-18 vedono in crescita gli arrivi da tutti i Paesi (soprattutto Cina e USA) mediamente del 3,6%.
Analizzando gli arrivi per aree di provenienza, il turismo internazionale in Italia è per il 70% di origine europea - tedeschi in testa che si confermano il primo mercato in molte Regioni – in aumento il peso dei paesi extra UE con un contributo di oltre il 35% alla crescita del periodo. Va sottolineata la crescita del turismo cinese divenuto in pochi anni il 5° mercato incoming dell’Italia e destinato a crescere ulteriormente nei prossimi anni.
Oltre il 60% degli arrivi internazionali in Italia è assorbito da 4 Regioni: Veneto, Lombardia, Toscana e Lazio. E, nel Mezzogiorno, le Isole risultano più attrattive della parte continentale evidenziando che il problema di queste regioni è solo parzialmente legato alla scarsa dotazione infrastrutturale mentre è fortemente connesso a dotazione e qualità media dei servizi.