
EBNT, in Italia non si parla di lotta al turismo sessuale e di sfruttamento di minori
L'Osservatorio Nazionale per l'Applicazione della Legge 269/98 e il Codice di condotta dell'Industria Turistica mostrano che in Italia è tabù parlare di turismo sessuale che sfrutta i minori. A portare alla luce i dati è l'EBNT, ente bilaterale nazionale per il turismo.
La lotta al turismo sessuale che sfrutta i minori si presenta in Italia a dir poco preoccupante. A sostenerlo è l'EBNT, Ente Bilaterale, Nazionale per il Turismo, analizzando i dati dell'Osservatorio Nazionale per l'Applicazione della Legge 269/98 e del Codice di condotta dell'Industria Turistica. Andando, infatti, oltre i tour operator e le agenzie di viaggi, nell'ambito delle quali a non ottemperare all'obbligo di informare i propri clienti circa il turpe fenomeno e la sua punibilità “senza frontiere”, è un’impresa su cinque, per gli altri soggetti della filiera turistica, la situazione assume aspetti di gravità quasi inaudita. Dall'indagine dalla terza edizione dell'Osservatorio, che ha preso in esame le compagnie aeree, le catene alberghiere e le società di gestione aeroportuale, è emerso, infatti, che su 50 imprese intervistate, la percentuale di quelle che si sono dimostrate sensibili al problema, diventa quasi insignificante: due catene alberghiere hanno intrapreso in passato politiche di informazione ed aggiornamento del personale sullo sfruttamento sessuale di minori; una sola linea aerea (l’unica che ha ritenuto di rispondere…) ha attuato analoghe azioni, ed in più ha informato i propri clienti e sensibilizzato i collaboratori nelle destinazioni “a rischio”; una sola società di gestione aeroportuale (su 28 interpellate) ha segnalato la propria attenzione alla problematica, che si è espressa mediante la sponsorizzazione di associazioni attive nel contrasto allo sfruttamento.
Il dato che però è risultato, se possibile, più sconfortante è stato l’atteggiamento rilevato nel contatto e nel tentativo di intervista: la grande maggioranza dei soggetti interpellati, infatti, ha motivato il proprio silenzio con asserite “politiche aziendali” che non consentirebbero di trattare questi temi. La sensibilità, quindi, le poche volte che si dimostra, sembra essere un fatto personale, non esistendo a livello di sistema una responsabilità sociale di impresa degna di questo nome. Con buona pace di tanti valori sbandierati ai quattro venti come qualità aziendali che i clienti dovrebbero premiare.
Per la maggior parte delle imprese italiane del turismo, quindi, un comportamento abietto (prima ancora che un reato) come la violenza sessuale sui minori si rivela un tabù non affrontabile, quasi che la sua rimozione possa “sporcare” l’immagine aziendale.
“Questo risultato sconcertante conferma le nostre convinzioni di rilanciare con forza, tutti insieme, operatori, istituzione e, soprattutto, Ministero del Turismo, una azione decisa ed efficace per coinvolgere e sensibilizzare l’intero sistema turistico italiano su temi etici, come questo – ha commentato Gabriele Guglielmi, presidente di EBNT – non c’è tempo da perdere, e l'occasione per parlarne potrebbe essere proprio quella Conferenza Nazionale del Turismo”.