Immagine di sfondo della pagina Aumento ETIAS da 7 a 20 euro, il settore travel chiede lo stop: “Penalizza la competitività dell’Europa”
24 luglio 2025


Il settore europeo dei viaggi e del turismo lancia un appello congiunto contro la proposta della Commissione europea di aumentare da 7 a 20 euro la tassa di autorizzazione ETIAS (European Travel Information and Authorisation System), il sistema elettronico che, a partire dalla fine del 2026, sarà richiesto ai viaggiatori esenti da visto che intendono entrare nell’area Schengen.

L’annuncio del possibile incremento, che triplicherebbe la cifra inizialmente concordata nel 2018 da Parlamento e Consiglio, ha sollevato forti perplessità tra le principali associazioni europee del comparto turistico, che parlano di una misura “sproporzionata, poco trasparente e priva di una reale giustificazione tecnica”. In un documento congiunto, le associazioni – tra cui Airlines for Europe (A4E), ECTAA, ERA, ETOA, HOTREC, IAAPA, IRU e RURALTOUR – esprimono “profonda preoccupazione” per una decisione che arriva in una fase ancora delicata per il turismo in Europa, stretto tra inflazione, instabilità geopolitica e costi operativi in aumento.

“L’incremento previsto della tariffa ETIAS – si legge nella nota – rischia di aggravare ulteriormente il quadro economico per i viaggiatori, soprattutto per le famiglie e per chi si muove per turismo o per ricongiungimenti familiari. L’impatto complessivo, sommato ad altre voci come le tasse di soggiorno, non è affatto trascurabile”.
Il comparto richiama anche l’impianto originario della norma, ricordando che i 7 euro furono il frutto di un compromesso politico tra Commissione, Parlamento e Consiglio, che aveva raccolto ampio consenso nel settore. Una cifra considerata “ragionevole e sostenibile” proprio per favorire l’accettazione del nuovo sistema da parte del pubblico.

Le richieste al legislatore europeo
A fronte della proposta della Commissione, il settore chiede con urgenza:

La pubblicazione di un’analisi d’impatto dettagliata che giustifichi la necessità dell’aumento, con una ripartizione dei costi del sistema e una valutazione di eventuali alternative di prezzo (ad esempio 10 o 12 euro), che non risultano essere state prese in considerazione.
Il rigetto formale della proposta da parte del Parlamento europeo e del Consiglio, e l’invito a formulare un importo più equilibrato e coerente con i costi reali di gestione di ETIAS.
Che eventuali surplus di entrate derivanti dal sistema, al netto dei costi operativi, vengano destinati a una linea di bilancio specifica per il settore turistico nel prossimo Quadro Finanziario Pluriennale (MFF), con l’obiettivo di finanziare infrastrutture, formazione professionale e progetti legati alla sostenibilità.
Il nodo della trasparenza e il confronto con altri modelli
A preoccupare le associazioni è anche l’assenza di trasparenza nel processo decisionale che ha portato alla cifra proposta: ad oggi, infatti, non esiste documentazione ufficiale che dimostri l’effettivo fabbisogno finanziario che giustifichi l’aumento.

Viene inoltre criticato l’utilizzo di modelli esterni come benchmark tariffario, come l’ETA britannico o l’ESTA statunitense. Un approccio definito “fuorviante”:

“Le decisioni sul livello delle tariffe devono essere basate su criteri oggettivi legati ai costi del sistema europeo, e non su un semplice allineamento con altri regimi che hanno logiche e strutture completamente differenti”.
Un sistema condiviso, ma serve equilibrio
Le associazioni firmatarie ribadiscono il loro pieno sostegno a un sistema di frontiere sicure, digitali ed efficienti, sottolineando però la necessità di non ostacolare l’accessibilità del continente per i viaggiatori internazionali.

“Il turismo inbound rappresenta un’importante fonte di ricavi per l’economia europea – si legge ancora nel documento – e contribuisce in modo significativo agli investimenti, alla crescita occupazionale e allo sviluppo locale. Le misure amministrative e finanziarie devono quindi essere calibrate con attenzione per non compromettere la competitività dell’Europa come destinazione globale”.

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