La magia della Death Valley
Che voi siate diretti a Las Vegas da Los Angeles, oppure all’opposto, una sosta alla Valle della Morte o meglio chiamata Death Valley, il punto più basso del paese a stelle e strisce.Nonostante sia un luogo celebrato e presente in ogni tour o nella wishing list di un self drive, la Death Valley ogni volta ti lascia quel che di nuovo, che ti spinge a rivederla nuovamente se sei un repeater di questa parte di Stati Uniti d’America.
Raggiungerla è possibile viaggiando sulla 15, dopo aver valicato la Sierra che esiste alle spalle della piana di Los Angeles. Ci vogliono circa sei ore, escluso il rush. La prima fermata può essere Victorville, ora ben conosciuta per uno dei più grandi cimiteri al mondo di aerei civili. Poi c’è’ Barstow, città moderna di sosta dove sia treni, autobus si fermano, qui incrociate la Route 66 ed i suoi segni non mancano. Quindi si entra nel deserto del Mojave e la civilizzazione inizia a scomparire. Gli abitati si fanno più radi e non e’ difficile assistere a pezzi di città fantasma o in lenta e rapida distruzione.
Le rocce assumono colori chiaramente di origine vulcanica. Il caldo del deserto di roccia si inizia a far sentire. A Baker troverete il più alto termometro al mondo. E’ alto 134 piedi (poco più di 40 metri), perché quel valore e’ la temperatura in Fahrenheit che fu registrata il 10 luglio 1913. 134 gradi Fahrenheit equivalgono a 57 gradi Celsius. Per continuare, si prende a sinistra sulla 127, i colori variano dall’ocra al rosso, ma anche il nero può apparire. Sono i colori delle differenti ere geologiche, che hanno realizzato questi ambienti apparentemente inospitali dove di tanto in tanto si vedranno segni di vita. Oppure di quella vita del passato dell’epoca dei pionieri. Renoville, le Dumont Little Dunes, Shoshone, Evelyn. Poi a Death Valley Junction, dove si svolta a sinistra sulla 190 fino a Furnace Creek, poco prima vi e’ il celebre Zabriskie Point.
La Death Valleyè una depressione, dove fino a 5 milioni di anni fa vi erano dei laghi, ancor prima vi era un mare posizionato all’equatore. Nelle varie ere ha visto momenti turbinosi con l’attività vulcanica tra i 70 e tre milioni di anni fa, ma anche recentemente con il Ubehebe attivo duemila anni fa, che ancora da latenti segni di vita. La lunghezza della valle e’ di 225 chilometri per 40. Il parco nazionale misura 170 chilometri. I laghi scomparvero 10000 anni fa e hanno lasciato i segni di questi luoghi inospitali, dove poco o nulla cresce per il tipo di superficie e per le alte temperature.
L’oro, che attraeva qualsiasi persona in cerca di fortuna, ha visto la formazione di città, poi svanite velocemente. Ne hanno trovato poco, dove invece la borace era molto più presente. La Pacific Coast Borax Company fu la società dove trovo lavoro Christian Brevoort Zabriskie.
Di qui anche l’attribuzione dello Zabriskie Point, uno dei luoghi più belli per ammirare la valle dall’alto insieme al Dante’s View. Non a caso il nome dato all’autore della Divina Commedia per le 8nfernali condizioni e viste. Oltre alle diverse formazioni visibili da questo meraviglioso punto panoramico, Zabriskie fu assunto da F.M. Smith detto The Borax, divenne poi direttore generale e vice presidente facendo divenire la valle della morte come il punto chiave degli affari della società che estraeva sali di borace e li trasportava con pariglie di 18 muli e 2 cavalli fino alla Death Valley Railroad diretta agli snodi di altre compagnie.
Tutt’ora, è inospitale il suo ambiente fino al lago di Badwater, dove vi è il punto più basso degli USA con i suoi 282 piedi sotto il livello del mare e cioè 85,5 metri. Lo zero e’ visibile sulla parete di roccia posta sulla montagna vicina.
Il lago salato e’ alimentato dal fiume Amargosa, che in certi periodi dell’anno diventa tumultuoso per via delle acque raccolte dai temporali torrenziali, che si formano velocemente ed imprevedibilmente. L’acqua e’ altamente concentrata di sali minerali e perciò non e’ potabile. Nonostante le condizioni limite, ci sono esempi di piante alofite e di insetti. A Badwater e’ raccomandato non inoltrarsi verso il centro del lago dopo le 10 del mattino, come pure ai lati vi e’ il fango del lago salato.
A Furnace Creek c’era anche qui un lago, ora non vi e’ più, anche se sono chiari i segni della sua presenza nel passato. Qui vi era uno stabilimento di borace, e’ datato 1884 dove vi e’ un sistema di trattamento e poi il complesso di trasporto che era trainato dai muli e cavalli. Non lontano vi e’ il Furnace Creek Visitor Centre, dove si può conoscere tutti gli aspetti della Death Valley con diorami ed un teatro dove viene proiettato un documentario di una mezz’ora che la documenta tutta.
Il caldo secco può essere una spinta salutare per fermarsi e soggiornare nella Death Valley. Sebbene sia un parco nazionale, il The Oasis at Death Valley sorge a Furnace Creek in un area di proprietà già prima della creazione del parco. Due i complessi, il The Oasis ed il The Ranch. Il primo e’ un albergo storico di elevata classe costruito nel 1927 dalla Pacific Coast Borax Company. Fu realizzato per sviluppare il turismo e diversificare il business, aveva 12 stanze, poi incrementate a 32.
Oggi sono 66 più di le 22 casitas, recentemente costruite con il piano di sviluppo che al termine vedrà 170 milioni di dollari spesi tra il The Oasis ed il The Ranch. In quest’ultimo nel giro di poco tempo ci saranno fino a 276 stanze per un totale nel complesso di 366 unità abitative, sommate tra i due complessi. Lo stile e’ il classico Spanish Adobe, che si trova in ogni edificio. Le finiture sono di livello alto nelle stanze e nei bagni. Al The Ranch c’è’ anche il Borax Museum ed un campo da golf a 18 buche a 214 piedi, oltre 65 metri sotto il livello del mare.