Protocollo tra EBNT e tre Ministeri per l’inserimento lavorativo dei titolari di protezione internazionale nel turismo
Percorsi formativi e inserimento in azienda: la rete degli enti bilaterali territoriali punta su inclusione e risposte concrete al fabbisogno occupazionale del settore
Favorire l’inclusione socio-lavorativa dei titolari di protezione internazionale e temporanea, e di altri cittadini stranieri in condizione di vulnerabilità. È questo l’obiettivo del protocollo siglato a Roma dall’Ente Bilaterale Nazionale del Turismo (EBNT) insieme a tre Ministeri: Lavoro e Politiche Sociali, Interno e Turismo.
L’intesa si inserisce in un contesto in cui il settore turistico registra una crescita costante dell’occupazione straniera. Nel 2024, i lavoratori dipendenti stranieri impiegati nel turismo sono stati oltre 420mila, pari al 28,1% del totale, con un aumento del +12,4% rispetto all’anno precedente.Attraverso la rete degli enti bilaterali territoriali, il protocollo prevede l’attivazione di percorsi formativi specifici e misure di politica attiva del lavoro, con l’obiettivo di facilitare l’ingresso in azienda. Le iniziative potranno contare anche sul sostegno del fondo interprofessionale For.Te. per la formazione continua nel terziario.
«Abbiamo promosso quest’intesa – ha dichiarato Alessandro Nucara, presidente di EBNT – con l’obiettivo di coniugare le esigenze del mercato del lavoro con l’esercizio di una responsabilità volta a facilitare e sostenere processi di inclusione sociale e lavorativa».
«Siamo fortemente convinti – ha aggiunto Stefano Franzoni, vicepresidente EBNT – che un mercato del lavoro più equo e inclusivo non solo favorisca la crescita economica, ma contribuisca anche a costruire comunità più coese e resilienti».
L’identikit dei lavoratori stranieri nel comparto turistico conferma una componente demografica giovane (quasi il 60% ha meno di 40 anni), con una presenza femminile significativa (44,8%) e un contratto stabile per oltre la metà (51,2%). Le regioni con i valori assoluti più elevati sono Lombardia (84.914), Lazio, Veneto ed Emilia-Romagna. In termini percentuali, la quota più alta si registra in Trentino-Alto Adige (40,7%), seguito da Liguria, Friuli-Venezia Giulia e Toscana. La Romania è la principale area di provenienza, seguita da Albania, Bangladesh, Cina e Marocco.
Il protocollo rappresenta quindi un tassello strategico per rispondere al fabbisogno occupazionale del comparto e, al contempo, per costruire percorsi di inclusione strutturati, favorendo l’integrazione attraverso il lavoro.