Quasi 370mila passeggeri nel 2022 per l’aeroporto di Perugia: un risultato eccezionale, se comparato con quelli dei passati esercizi dello scalo umbro anche prima del Covid-19. Lo scalo di Sant’Egidio sta trovando una sua collocazione sfruttando un territorio molto conosciuto e desiderato all’estero. Le dolci colline, gli scorci, i borghi, la cultura, le tipicità, i sapori sono ammirati non solo in Europa, ma pure oltreoceano. Poi c’è’ una porzione della vicina Toscana molto interessante come l’area della Val di Chiana, anche Arezzo, parte del senese è una porzione delle Marche e l’alto Lazio.Perugia non e’ facilmente raggiungibile da varie destinazioni italiane, quindi ha successo una certa connettività verso altre regioni, in particolare con le isole.Non e’ solo incoming perché il suo territorio produce veramente tanto in molti segmenti del manufatturiero. Quindi non c’è’ solo il turismo, ma pure l’industria e artigianato.
Di questi risultati ne abbiamo parlato con Umberto Solimeno - DG della SASE SpA, la società che gestisce l’aeroporto dell’Umbria
Dott. Solimeno, due anni in salita con il Covid-19, ma nel 2022 Perugia fa il record di passeggeri. Tutto inaspettato?
Assolutamente no, avevo iniziato nel 2019 l’anno dopo il mio arrivo a programmare una stagione da record poi nel 2020 arriva il covid. Primi 3 mesi dell’anno 2020 unico aeroporto in Italia a doppia cifra di crescita rispetto al 2019.
Qua è la catchment area di Perugia?
Umbria, alta Toscana, basso Marche e qualcosina in alto Lazio. Oltre 2 milioni emezzo di abitanti in 90 minuti dall’aeroporto.
Più traffico regionale o dalla Toscana?
Più quello regionale, ma direi più tanto internazionale.
Piu leisure o business travel?
Nettamente più leisure.
C’è’ anche traffico VFR?
Certamente stimo almeno il 35%.
Più incoming o outgoing?
Più’ incoming circa il 67% sul totale.
Quali mercati si notano più marcatamente nei volumi degli arrivi?
UK, Belgio e Olanda.
Il turismo in entrata su Perugia che propensione alla spesa può avere, avete dati su questo a livello aeroporto o enti turistici territoriali?
500/600 euro a testa circa per una permanenza media nel territorio di circa 2,7 giorni.
L’Umbria ha un notevole appeal , nonostante sia l’unica senza sbocco al mare nella parte centrale italiana, quindi turismo culturale , verde, enogastronomici e slow. Quale valore aggiunto sta dando l’aeroporto sugli arrivi?
Uno straordinario modo di arrivare direttamente nel cuore dell’Italia attraverso l’aeroporto regionale ed i suoi voli.
Le ricadute con l’aumento dei voli e dei passeggeri in questi anni dovrebbero essere ben marcate. Qual’e la percezione da parte del tessuto produttivo turistico e artigianale / industriale sull‘aumento dei voli da Perugia?
Tutti hanno apprezzato e hanno attestato il valore ed il lavoro svolto, che mi da modo di fare ancora meglio e di più per il prossimo futuro.
Ci sono numeri in crescita anche nella business aviation, più traffico incoming o outgoing?
Abbiamo un aumento anche in questo comparto dal 2020, i movimenti siamo ad oltre 2800 nel 2022 e certamente e nettamente anche in questo caso incoming, più di outgoing.
Perugia è scelto anche per i riposizionamenti di jet executive?
Abbiamo pochi stalli e quasi sempre pieni. Spazi di crescita sono limitati. La priorità resta il traffico commerciale.
State pensando a un rimedio per le nebbie, che comunque nel 2022 hanno creato un 1,5% di passeggeri atterrati altrove?
Si, in corso di valutazione e di studio.
Quali novità ci sono per questo 2023?
Un aumento di movimenti e quindi una ulteriore aspettativa di crescita di passeggeri. La novità per l’estate sarà il nuovo collegamento con la Polonia, mercato mai servito prima.
Che sogni nel cassetto ha per l’aeroporto di Perugia per i prossimi tempi?
Dobbiamo lavorare alla infrastruttura del terminal che presto arriverà alla saturazione ed abbiamo già iniziato. Poi la Germania un mercato per noi vitale ed essenziale.
Cosa crede che manchi al nostro paese per sviluppare i piccoli aeroporti. Serve una rete di voli con velivoli regionali per rotte stagionali e non?
Sarebbe auspicabile che questo avvenga attraverso i collegamenti su ferro come in altri paesi in Europa, ma è una impresa titanica ed una utopia, quindi non restano che i collegamenti con vettori regionali di secondo e terzo livello. Ma anche in questo caso in Italia non abbiamo molto successo.
Un suo punto di vista generale sul 2022 nell’industria del trasporto aereo?
Pessima la mancanza di una compagnia nazionale a tutto tondo che possa servire anche il mercato nazionale e collegare bene il resto del mondo. La mancanza di mercati come il far east (Cina) e Russia pesano ancora sul mondo del trasporto aereo e peseranno ancora per i prossimi due anni.
Come crede che sarà il 2023 per l’Aviation?
Splendido per noi spero e credo che possa essere ancora un altro grande anno. Meno roseo per l’aviazione mondiale che dovrà ancora attendere un anno per poter ripristinare i livelli ante covid.