Non arriva lo straniero e i fatturati precipitano al -70% (turisti stranieri) e -20% (italiani). Ne parliamo con il Presidente di Federalberghi Veneto e di Confturismo Veneto Marco Michielli.
Qual è la fotografia della prima estate dopo il lockdown?
Stiamo lavorando in deficit: servono sostegni concreti ai lavoratori e alle imprese. Dopo una primavera di blocco totale, l’estate stenta a decollare mentre i fatturati precipitano al -70% senza aspettative per l’autunno. Il mercato turistico di Venezia è coperto al 90% dagli stranieri e al 90% dagli arrivi col trasporto aereo. Americani e altri mercati di riferimento (inglesi, austriaci) pianificano le vacanze con un anno di anticipo.
La ripartenza quindi nel 2021?
Nel 2023 contiamo di tornare ai livelli pre-covid. L’obiettivo per il 2021 è di chiudere con un -20% rispetto al 2019 (71 milioni turisti annui, di cui 63,3% stranieri, Veneto prima regione turistica d’Italia col turismo che rappresenta l’11,1% dell’economia veneta, 35.000 imprese con 163.000 addetti, ndr). La stagione 2020 è compromessa irrimedibilmente, fra chiusure delle frontiere e paura di una seconda ondata di ritorno della pandemia. Hai voglia a sanificare, garantire test, abbassare i prezzi, aumentare i servizi. Tutte le imprese alberghiere lavorano in deficit e quelle che hanno deciso di aprire (la maggioranza) hanno messo in campo tutto ciò che è umanamente, economicamente e scientificamente possibile per dare alle nostre località la consistenza di luoghi sicuri. Ma la diffidenza è dura a scalfire. A giugno ci hanno penalizzati le incertezze post-lockdown, luglio ha registrato i primi movimenti degli italiani, ma siamo ben lontani dai livelli degli anni passati. Ulteriore batosta, soprattutto nelle città d’arte, è il blocco totale di alcuni mercati che esprimono una notevole capacità di spesa (americani, russi e cinesi). C’è una doppia diffidenza: la prima è sanitaria, la seconda economica. Le notizie su una possibile ripresa del virus in autunno frenano i turisti fin da ora: servono interventi forti per salvare le imprese e i posti di lavoro: prorogare la cassa integrazione fino a fine dicembre; ridurre il cuneo fiscale per le aziende che richiamano in servizio il personale; prolungare le misure sull’Imu e sugli affitti estendendole a tutte le strutture alberghiere. Mesi di intenso lavoro per Federalberghi Veneto a supporto degli associati sia in Veneto che a Roma e diverse le iniziative messe in campo: tra questi l’accordo stipulato con le case di cura sul territorio per fornire test e tamponi preventivi al personale che entra in servizio, e un accordo conEurope assistance che, riservato ai clienti, prevede la copertura di tutti i problemi che potessero malauguratamente insorgere durante il periodo di vacanza.
Quali aspettative dal Decreto Agosto che dovrebbe incentivare il turismo, quasi dimenticato finora dal Governo Conte?
Mi aspetto la decontribuzione per gli imprenditori – ormai in crisi di liquidità – che decidono di riassumere. Ma anche aiuti concreti per i dipendenti, fortemente provati da questa situazione di costante incertezza. Stiamo verificando le chiusure “di ritorno”, cioè di coloro – e sono molti soprattutto nelle città d’arte venete – che hanno riaperto per dare un segnale e che decidono di richiudere per i costi troppo alti di gestione a fronte della modestissima occupazione delle camere.
Come valuta la decisione del Presidente Luca Zaia di non fermare la Mostra Internazionale del Cinema al Lido di Venezia?
Qualsiasi segnale di riapertura è un ottimo segnale sia per i turisti per gli investitori esteri. Quindi ben venga questa 77esima edizione (2-12 settembre, ndr), che sarà per la prima volta molto italiana (con 4 titoli in gara per il Leone d’Oro, ndr) e molto poco straniera.
Ieri il Governo Conte ha deciso la proroga dello stato di emergenza fino al 15 ottobre. Darà un segnale negativo all’estero?
Certo. Dall’estero la percezione sarà di un’Italia ancora non pronta alla ripartenza. Molti Paesi dell’Unione Europea hanno investito da subito per fare ripartire il turismo con finanziamenti a fondo perduto, arrivati direttamente alle imprese e ai cittadini. In Italia ciò non è avvenuto. Ed è questa la grande differenza.
A Jesolo, dove hanno deciso di aprire 330 alberghi su 370, l’occupazione delle camere raggiunge il 90%-95% nei weekend, ma scende al 60% nella media infrasettimanale. I turisti sono prevalentemente italiani, contrariamente alle abitudini storiche del litorale. Il tasso di cancellazione delle prenotazioni è raddoppiato, passando dal 15% medio degli ultimi anni al 30% di questi mesi. “Le ultime uscite sulla stampa riguardo il cluster della Croce Rossa più di qualche fastidio lo hanno dato, facendo aumentare la percentuale delle cancellazioni – lamenta il presidente dell’Associazione Spiagge Venete Alberto Maschio – Il paradosso è che tutto questo sta succedendo a fronte di una curva di casi Covid in discesa e di misure di prevenzione rigorosissime”. Sono molti infatti gli alberghi che hanno aderito all’accordo tra l’Aja (Associazione Jesolana Albergatori) e la Casa di cura Rizzola per tenere costantemente monitorati, anche attraverso i test, il personale e i clienti.
Caorle In quest’ultima settimana le presenze turistiche sono a -70% rispetto al -50% della settimana scorsa. Negli alberghi aperti, il 90% del totale, si registrano altrettanti cali di fatturato. “Alcuni trasformato l’albergo dalla pensione completa a servizio bed&breakfast, o addirittura solo ‘bed’, riducendo o eliminando la parte della ristorazione, che nel settore alberghiero incide notevolmente sui costi”, spiega il presidente dell’Associazione Albergatori Caorle (ACA) Loris Brugnerotto. Si lavora quasi prevalentemente nei weekend perché i clienti, esclusivamente italiani, si fermano solo 3 giorni. Mancano i tedeschi e gli austriaci, ma anche gli ungheresi, i danesi e gli olandesi, e gli italiani hanno esaurito le ferie e i soldi.
Positiva invece l’iniziativa lanciata a fine lockdown dall’Associazione, che ha offerto 3 giorni gratuiti di soggiorno agli operatori sanitari e alle forze dell’ordine impegnati sul campo nella lotta al Covid e che, attraverso il passaparola, hanno fatto da volano ad altri arrivi paganti, anche per periodi più lunghi. L’Associazione ha inoltre stipulato una convenzione con il Gruppo Centro di Medicina per i test e i controlli, e alcuni imprenditori si stanno muovendo anche sul fronte assicurativo nel caso di contenziosi o rivalse.
Anche a Bibione è aperto il 90% degli alberghi (solo 10 sono chiusi). L’occupazione delle camere è a -50% rispetto agli anni scorsi, con leggero incremento nel fine settimana. Agosto si affaccia con buoni presupposti, un timidissimo ritorno dei clienti dalla Germania, ma la totale assenza degli austriaci, e con più della metà degli alberghi ad applicare il Bonus vacanze per i turisti italiani (la maggioranza) in arrivo. Come tutte le territoriali aderenti a Federalberghi Veneto, anche qui sono state inviate a ogni associato le linee-guida e la cartellonistica da esporre negli hotel. “Abbiamo chiesto al Comune di destinare una minima parte dell’imposta di soggiorno a una copertura assicurativa per i nostri clienti, ma non abbiamo ancora avuto risposta”, spiega il presidente dell’Associazione Bibionese Albergatori (ABA) Silvio Scolaro.
VENEZIA “Il 15% degli alberghi veneziani aprirà entro fine estate, un altro 15% non aprirà. Attualmente, in sostanza, è aperto il 70% degli hotel: si tratta di una scommessa, un atto di fede, perché in realtà turisti in questo momento non ce ne sono”, spiega il direttore dell’Associazione Veneziana Albergatori (AVA) Claudio Scarpa. A Venezia i tassi di occupazione delle camere sono al 15%; erano saliti al 40% solo nella notte del Redentore, comunque ben poco rispetto al tutto esaurito che di solito garantisce questo evento. Ora si torna sulle media del 15%. Secondo le stime dell’AVA, in autunno il tasso dovrebbe salire al 40%, ma è comunque un risultato insufficiente a reggere i costi aziendali. “Quindi gli alberghi tengono aperto per un dovere civico, perché la città deve ripartire, riposizionarsi come un attrattore turistico nei mercati internazionali, così come stanno facendo i musei e i ristoranti. Speriamo che nel futuro la situazione migliori. Nella primavera 2021 il coronavirus dovrebbe essere un brutto ricordo e tutto dovrebbe tornare alla normalità”, conclude Scarpa.
VICENZA A Vicenza è aperto il 70% delle strutture alberghiere e l’occupazione delle stanze è di poco più dello 0% nei weekend (tanto che diverse strutture chiudono nei fine settimana), mentre durante la settimana sale al 40% esclusivamente per effetto del turismo business, ma solo per 1-2 notti di permanenza. Ma in agosto il business si ferma, ed ecco che molti alberghi hanno previsto di chiudere per 2-3 settimane in quel mese. “Quest’anno sarà molto dura, stimiamo un calo dei fatturati del 70% – commenta Oscar Zago, presidente dell’Associazione albergatori di Vicenza – Manca tutto il settore ‘leisure’, sono spariti i gruppi, per ovvi motivi di sicurezza, e anche la fiera dell’oro di settembre è stata cancellata. Una situazione disastrosa”.
PADOVA Nella città del Santo, da marzo a luglio l’occupazione massima delle camere non è andata oltre il 30%. Gli albergatori navigano a vista: aprendo e chiudendo (soprattutto nei giorni feriali) a seconda della domanda. In sofferenza più acuta le strutture che lavorano con le comitive e i gruppi organizzati, con perdite di fatturato difficilmente recuperabili. Molte di queste sono completamente vuote da mesi. “Tanto che - afferma la presidente di Federalberghi Padova Monica Soranzo – molti colleghi hanno deciso di chiudere per tutto agosto in attesa di capire cosa accadrà a settembre”.
TREVISO Le strutture alberghiere in città sono aperte al 70%. L’occupazione delle camere varia: è intorno al 30% durante la settimana, scende al 5% durante i weekend. Per la provincia, la zona Sud che è quella che soffre di più, soprattutto quella legata a Venezia (Terraglio, ad esempio). Gruppi non ce ne sono più, e gli albergi che lavoravano con le comitiva sono chiusi. Resiste la zona delle colline, la Pedemontana, che nei weekend riesce a coprire il 20% delle stanze, grazie anche al cicloturismo e al Patrimonio Unesco rappresentato dalle colline del Prosecco. La presenza è in media di 2/3 notti. Soffrono le strutture a 4 stelle e superior, che lavorano con i dirigenti d’azienda e che attualmente sono vuote; quelle di categoria inferiore lavorano con le maestranze e i tecnici, e in qualche modo reggono, anche se rivedono i prezzi verso il basso. Gli alberghi della cintura urbana del capoluogo, come conferma il presidente del Gruppo albergatori di Treviso e provincia Giovanni Cher sono tutti chiusi.
VERONA A Verona la stagione è fortemente pregiudicata (anche) dalla cancellazione della stagione lirica, delle fiere e dei concerti. “In vista ci sono le undici serate organizzate dalla Fondazione Arena, ma i primi dati sulle prenotazioni non sono confortanti”, spiega il presidente dell’Associazione degli albergatori di Verona Giulio Cavara, che attribuisce al ‘circo mediatico’ attorno a episodi isolati rispetto a un panorama di emergenza in regressione il ‘colpo di grazia’ di questa stagione.
Cavara, che è anche il referente di Federalberghi Veneto per le città d’arte, parla di un quadro devastante su tutti i centri storici. Nella città dell’amore, dov’è aperto l’80% degli alberghi, si fatica a raggiungere il 10% di occupazione delle camere (la forbice va dal 5% al 20%).
LAGO DI GARDA
Grazie al report fornito dal partner di Federalberghi H-Benchmark (piattaforma web che permette l’acquisizione, l’aggregazione e l’analisi comparativa di una serie di dati sull’andamento del mercato turistico) possiamo delineare una immagine molto realistica e quasi in tempo reale dell’occupazione turistica della sponda veneta del Lago di Garda aggiornata all’ultimo week end (25-26 luglio).Le giornate di sabato e domenica scorse hanno registrato un’occupazione delle camere del 75%, un punto percentuale in più rispetto al weekend precedente e ben il 13% in più rispetto a due settimane fa. Gli ospiti stranieri (soprattutto tedeschi, austriaci e svizzeri) sono aumentati del 3% rispetto alla scorsa settimana. Da segnalare il ritorno degli olandesi (circa il 4% degli stranieri), assenti fino a qualche tempo fa.