Michele, cosa ami di più del tuo lavoro?
Direi tutto. Questo lavoro ti dà la fortuna e soprattutto il privilegio di conoscere e scoprire sempre nuove destinazioni nel mondo per poi trasmettere questo tuo prezioso bagaglio di conoscenze e competenze ai tuoi clienti nell’organizzazione del loro viaggio.
Qual è oggi la difficolta maggiore nel vendere viaggi?
In questo preciso momento storico, una sola parola dà il senso della realtà: resilienza. Ed anche in questo occorre dimostrare caparbietà, pazienza e professionalità. In normali condizioni di lavoro, sicuramente la difficoltà maggiore è nel primo approccio con il cliente, entrare in empatia e conquistare la sua fiducia.
Quali sono le tue opinioni sul mercato dei millenials?
E’ una clientela con caratteristiche e richieste ben precise. D’altronde rappresentano la prima generazione “iperconnessa”. Intercettarli “emotivamente” e dar loro risposte mirate ed esaustive è la nuova sfida.
Come vedi la categoria agenziale tra 10 anni?
Prevedere il futuro è impossibile. Bisogna sempre innovare ed innovarsi, saper interpretare il cambiamento che in questo settore è assai veloce e spesso impercettibile. Credo che un ruolo fondamentale lo avranno le altre realtà aziendali che compongono la filiera del turismo organizzato. Se i vari tour operator, albergatori, compagnie aeree e tutti i fornitori dei vari servizi turistici decidessero di investire nel canale di vendita delle agenzie di viaggio allora ci sarà un’ evoluzione favorevole in tal senso.
Se non avessi fatto l’adv che lavoro avresti voluto fare?
L’avvocato. E’ il lavoro che ho sempre svolto e per il quale ho studiato e mi sono formato.
Non viaggeresti mai senza…?
Non viaggerei mai senza la mia curiosità. Questo desiderio costante di vedere, conoscere e toccare con mano sempre luoghi diversi. Accogliere la diversità e le sfumature come motivo di arricchimento personale e di confronto. Esplorare per sentirsi sempre vivi ecomprendere la vera essenza del mondo.
Qual è la prima cosa che fai quando arrivi in una nuova città?
La prima cosa che faccio è liberarmi dei bagagli ed uscire immediatamente. Sono una persona che si guarda molto intorno ed ogni dettaglio del posto in cui mi trovo rivela tanto sulla sua cultura.
Una meta in cui torneresti appena possibile?
Fino ad oggi, non sono mai tornato due volte nello stesso luogo. Ad ogni modo, mi piacerebbe ritornare in Finlandia e fare un lungo tour con la macchina a noleggio. Quello che viene chiamato “Fly and drive” che per me è Il miglior modo per vivere appieno un luogo così affascinante.
Qual è la cosa più strana che hai mangiato in viaggio?
Più che strana, direi nuova. Tantissimi anni fa in Estonia mi ritrovai a mangiare, senza saperlo, delle polpette fatte con carne di orso.
Il souvenir più particolare che hai comprato?
Senza dubbio, il souvenir più particolare che ho acquistato è stata una cornice con dentro una foto, in ambientazione vintage, di me e mia moglie vestiti con abiti originali dell’ epoca vittoriana. Il ricordo di un bellissimo viaggio fatto a Vienna.
Il ricordo più bello di un viaggio?
Il ricordo più bello ed emozionante di un viaggio è stato visitare il Tunnel di Sarajevo. Nella guerra di Bosnia Erzegovina (1992–1995), fu costruito dagli assediati bosniaci il c.d. tunnel di Sarajevo, con lo scopo di collegare la città di Sarajevo, che era stata interamente isolata e circondata dalle forze serbe, con un’altra e molto più estesa parte del territorio bosniaco in modo tale ricevere aiuti e viveri. In origine erano 700 metri di percorso sotterraneo che, per gli abitanti della capitale bosniaca, rappresentavano la differenza tra la vita e la morte.
Se potessi dove vorresti essere teletrasportato ora?
Dubai. Il suo clima, il suo mare, il suo fermento,la sua stravaganza, le sue luci. Una delle città più cosmopolite al mondo dove tutto “quello che si crede sia impossibile diventa realmente possibile”