Quarta puntata dell'inchiesta firmata Elisabetta Canoro, online sul nostro magazine, che analizza gli scenari del turismo dopo la pandemia di coronavirus. Riflettori puntati su aviation e crociere.
Gli aeromobili di tutte le compagnie aeree mondiali sono a terra, migliaia di velivoli sono parcheggiati anche sulle piste. “Fare piani e conti per il futuro ad oggi è impensabile, l’11 settembre e la crisi del 2008 messe insieme non hanno avuto un impatti così negativo sul comparto aereo”, spiega Marco Finelli, trent’anni nell’aviation, un esperto in materia. “Nel caso degli States con il traffico gestito al 75% dagli USA e per il 25% dall’Italia, se non riparte il traffico turistico americano, anche a noi italiani sarà preclusa quella fetta di mondo”, continua, “Trump ha promesso 58 miliardi di dollari, per iniziare, alle principali compagnie aeree nazionali, Delta Air Lines, United Airlines e American Airlines in prima linea, per affrontare la crisi”. Ma è solo un inizio. “Il traffico business sarà il primo a ripartire, il leisure è un’incognita”, ci conferma.
E così, mentre il Centers for Disease Control and Prevention rende note importanti linee guida per prevenire il virus, a dare una dimensione del danno che stanno affrontando i principali player è la lettera aperta scritta a tutti i dipendenti da Ed Bastian (nella foto), chief executive officer di Delta Air Lines che, descrivendo la sua preoccupazione per l’avanzare della pandemia a livello globale e spiegando quanto la salute e la sicurezza di impiegati e viaggiatori per loro sia prioritaria, annuncia la riduzione dell’80% dell’operatività dei 1.200 velivoli nei prossimi 3 mesi e il taglio del 100% del suo stipendio per l’intero anno, una delle tante piccole e grandi misure prese per garantire un futuro alla compagnia e ai suoi 90.000 dipendenti.
In una situazione ancora in totale evoluzione, la Iata (International Air Transport Association) intanto si interroga sui tempi di ripresa del traffico aereo, mentre solo la Cina comincerà a reintrodurre voli e frequenze, inizialmente solo domestici. Nel frattempo, l’aggravarsi della situazione in Europa e negli Stati Uniti costringe a una revisione al rialzo dell’impatto economico, che sale a 250 miliardi di dollari. È un colpo senza precedenti per l’aviation, che ancora deve affrontare il periodo peggiore: le restrizioni cono confermate per altri due mesi almeno - anche se con modalità diverse nel mondo - con un calo del traffico dal 65% al 90% nelle zone maggiormente colpite, che tradotto in termini di ricavi significa il 44% in meno rispetto allo scorso anno.
Paralizzato anche il traffico crocieristico, che in America rappresenta una fetta importante dell’indotto turistico totale, con hub strategici come Miami, base di compagnie come Norwegian Cruise Line (a Miami dal suo esordio nel 1966, ndr), che ha fermato le partenze immediatamente, da quelle previste per il 13 marzo, garantendo un rimborso del 125% della tariffa pagata, sotto forma di futuro credito, da utilizzare entro il 31 dicembre 2022.
“L’incolumità, la sicurezza e la salute dei nostri ospiti e dell’equipaggio sono la nostra massima priorità”, aveva dichiarato Frank Del Rio, president e chief executive officer di Norwegian Cruise Line Holdings Ltd., compagnia che opera anche con i brand Oceania Cruises e Regent Seven Seas Cruises, e che solo due anni fa aveva annunciato il progetto del nuovo terminal Norwegian Cruise Line a PortMiami.
Stop anche alla flotta di Royal Caribbean Cruises Ltd., compagnia sempre con base a Miami, che aveva l’obiettivo, ormai lontano, di tornare in servizio l’11 aprile. Nell’ottica di far ripartire il mercato, proprio il sistema crocieristico americano si è adoperato con sollecitudine a favore di un sostegno economico alle agenzie, che generano il maggior volume di crocieristi.
In Italia i principali attori, da Costa Crociere a MSC, hanno annunciato la sospensione delle crociere della propria flotta ad oggi fino al 29 maggio. “Il trend 2020 era molto positivo, le crociere un prodotto molto richiesto, il 35-40% in più rispetto allo stesso periodo nello scorso anno”, ci racconta Pietro Romano, socio di Mesotour Viaggi di Palermo, nel turismo dal 1981, “Ora cerchiamo di avere polso fermo e avere il quadro completo della situazione, per tutelare e consigliare al meglio i nostri clienti. Noi agenzie siamo scese in prima linea, garantendo assistenza e dando conforto, da subito”. E guardando con ottimismo al futuro, aggiunge: “Serve una campagna di sensibilizzazione congiunta tra network e tour operator a sostegno delle adv, affinché le persone tornino in agenzia, si ricomincerà dal nostro paese ma presto saremo pronti per rilanciare il turismo verso l’estero”. Il presente? “Ora dobbiamo resistere, lo dobbiamo a noi stessi, ai nostri collaboratori, va salvaguardato ogni singolo posto di lavoro, col sacrificio e l’impegno di tutti”, conclude.