Ripartenza, Trevolution e omnicanalità. In attesa di una ripresa completa e concreta del mercato Alpitour scalda i motori ed è pronta a sprintare, forte di una ristrutturazione portata a termine “con l’obiettivo di ridisegnare l’architettura aziendale per renderla più leggibile ai consumatori” come ci racconta Pier Ezhaya, direttore generale tour operating Alpitour World. “Abbiamo utilizzato lo stop forzato del mercato per ordinare i tanti brand che componevano la nostra galassia e per semplificare l’intera divisione del tour operating”. E nel raccontarci questo nuovo cammino del Gruppo, Ezhaya parte dal team, una sorta di ‘Nazionale’ interna scelta per guidare il futuro della divisione: “Abbiamo cercato di prendere le persone migliori indipendentemente dalla loro provenienza e le abbiamo messe nei ruoli più importanti. Per esempio Franco Capazzo, direttore prodotto di tutto il tour operating ha una storia in Eden con un passato in Francorosso, Tommaso Berdini direttore marketing è in Eden, Alessandro Seghi era amministratore delegato in Press&Swan”.
Un percorso che ha portato alla creazione di tre cluster, 5 brand più due sister brand, ognuno con una specifica identità e personalità, ben delineate e riconoscibili: “La Trevolution vuole essere un mix di rivoluzione ed evoluzione – prosegue Ezhaya – e siamo soddisfatti perché i primi segnali sono stati positivi, il mercato e le agenzie hanno recepito quel messaggio di fluidità che volevamo inviare”. Una strada “non facile” sottolinea Ezhaya fatta anche di scelte coraggiose: “Abbiamo rischiato, soprattutto su due fronti, in primis facendo virare Viaggidea, marchio che per noi valeva 150 milioni di euro, su Turisanda e poi facendo confluire Eden Village in Bravo ma devo dire che entrambe le mosse ci hanno dati grandi soddisfazioni, i clienti cercano i prodotti e le agenzie cercano le persone che fanno il prodotto e non tanto il brand. Siamo riusciti quindi a transitare il fatturato sui nuovi marchi senza grande difficoltà”.
Un nuovo approccio al mercato, che Alpitour ha fortemente voluto e che ha presentato alle agenzie mettendo in campo un ampio piano di comunicazione: “Abbiamo creato una pillola video di 45 minuti messa su easybook – prosegue Ezhaya –che ha raccontato alle adv tutte le novità del gruppo ed abbiamo organizzato un roadshow di 25 tappe in tutta Italia per raccontare anche di persona le ragioni di questa scelta. E le reazioni sono state positive, c’è stato qualche dispiacere fisiologico per alcuni marchi che hanno abbandonato il mercato ma gli adv hanno avuto la conferma che dietro questo lavoro ci sono ancora le persone di cui fidano”.
Un futuro che Alpitour vuole percorrere con le adv in un percorso innovativo che guarda anche e soprattutto al b2b2c, perché la sfida è andarsi a prendere i clienti online e veicolarli in agenzia: “Non possiamo più pensare ad una guerra di canali, la maggior parte dei clienti viaggia al di fuori dal turismo organizzato ed il mercato si sta restringendo, insieme alle agenzie dobbiamo andare ad intercettare quella ampia fetta di viaggiatori che naviga sul web e portarla in agenzia”. Ragionare in un’ottica a tre, dunque, per salire sul ring dell’online e giocare la partita su più fronti: “Stiamo per lanciare un progetto di omnicanalità che vedrà la luce nei prossimi giorni dove cercheremo di coinvolgere le adv e attraverso il quale cercheremo di raggiungere il consumatore finale che naviga sul web con l’obiettivo di fargli prenotare il viaggio in agenzia e non tramite portali e banche letti”.
Intanto, Alpitour si appresta a chiudere un anno ovviamente difficile ma con qualche segnale incoraggiante: “I corridoi sono importanti ma ovviamente non bastano, perché parliamo di destinazioni che insieme valgono il 35% del fatturato del 2019. Ci ha colpito però la reazione del mercato, i volumi sono stati superiori alle attese, in Egitto per esempio siamo partiti con 4 voli a settimana, che sono diventati 12 a novembre e diventeranno 18 durante le feste di Natale, alle Maldive addirittura stiamo introducendo un terzo volo a Natale, che non c’era neanche prima della pandemia”.