Turismo e Coronavirus. Un futuro tutto da scrivere. Prosegue il viaggio firmato Elisabetta Canoro su come cambierà il settore dopo la pandemia. Ed il tema dell'hotellerie è sempre più centrale.
A due mesi esatti dal lockdown, gli alberghi si preparano a ripartire. “Le strutture alberghiere sono pronte”, attesta una recente nota di Confindustria Alberghi, “Le aziende sono già impegnate nell’adeguamento delle strutture per implementare operativamente il servizio necessario e garantire la massima incolumità agli ospiti, per un progressivo ritorno alla normalità in cui, pur nel pieno rispetto delle esigenze di distanziamento sociale, sia possibile recuperare la quotidianità delle nostre vite”.
La riprova che i presupposti per riaprire le porte ci siano tutti la danno le misure identificate dall’OMS, studiate e rese note per prevenire efficacemente il rischio all’interno della struttura. Di fatto, va puntualizzato, non c’è mai stato l’obbligo di chiudere per le strutture ricettive, che però in questi due mesi hanno visto un crollo della domanda. Pochi sono rimasti aperti, per lo più per ospitare medici e infermieri impegnati in prima linea contro il Covid 19. Ora però non c’è più tempo.
L’obiettivo è riaprire, tutti. E subito. Per salvare i dipendenti in primis, per salvare per quanto possibile la stagione estiva, ma anche perché il rischio è di non riaprire più. E così i professionisti dell’ospitalità si sono messi attorno ad un tavolo e hanno stilato Accoglienza Sicura, un dettagliato e rigoroso protocollo condiviso per la prevenzione del virus negli hotel. Una reazione che si fa ‘presa di posizione’, una decisione resa necessaria dall’aggravarsi della situazione economica e dal mancato intervento tempestivo del Governo a supporto della categoria.
È questo il momento giusto, lo conferma il segnale positivo che arriva anche dall’Europa: “Vogliamo che le limitazioni ai viaggi siano tolte quanto prima, evitando ogni tipo di discriminazione di cittadinanza e di nazionalità”, ha detto pochi giorni fa Vera Jourova, vicepresidente della Commissione europea responsabile per la Trasparenza, pensando già alla prossima estate. Per quel che riguarda l’Italia, inoltre, con la riapertura delle attività commerciali e delle aziende, dal 4 maggio si potrà uscire dalla propria regione e i vagoni di Trenitalia ricominceranno a viaggiare. Stessa data per la riapertura al pubblico, su richiesta dell’Enac, degli aeroporti di Roma Ciampino e Firenze Peretola, sottoscritto dalla ministra Paola De Micheli in accordo col ministero della Salute.
Servirà a soddisfare le aumentate esigenze di traffico e a permettere al contempo di sperimentare un sistema di screening per il Covid-19 dei passeggeri. Sono i primi passi. Si riparte. Anche gli italiani sono pronti. Lo dice la ricerca “La percezione del valore dell’esperienza dopo l’emergenza Covid-19” elaborata da Dynamitick e Doitwell, due società del settore dell’entertainment, secondo la quale entro un mese dal lockdown il 70% degli italiani sarà pronta a tornare ai viaggi, all’entertainment e alle visite culturali.
Ad impattare sull’occupazione alberghiera in questi mesi è stato soprattutto il tracollo del turismo dall’estero. Quello stilato dall’Enit a fine aprile per l’estate 2020 è infatti un vero e proprio bollettino di guerra: si stimano almeno 102 milioni di pernottamenti in meno, con un calo della spesa turistica di oltre 20 miliardi di euro. Eppure, nonostante il persistere dell’emergenza Covid, le prenotazioni confermate fino a metà maggio per la stagione estiva, tracciano un quadro di un turismo nostrano resiliente, nonostante un calo del 57,5%, a riprova che il ‘desiderio d’Italia’ è ancora vivo.
A lanciare l’allarme era stata all’inizio di aprile Marina Lalli, vice presidente di Federturismo Confindustria: “Il turismo italiano è al collasso, un’industria da 4.2 milioni di addetti e 232 miliardi di euro di contributo al Pil (pari al 13%), che rappresenta il motore economico di intere regioni del nostro Paese è oggi totalmente fermo”, aveva detto, “Se non verrà subito dichiarato lo stato di crisi del settore, non verranno prese specifiche misure di sostegno, rischiamo di non risollevarci più”. Una perdita ad oggi pari al 45-55% dei volumi sul 2019 per il comparto alberghiero: secondo uno studio di Thrends, al termine del lockdown al 15 maggio, ci sarà un calo di circa 153 milioni di presenze in Italia.
Solo per gli hotel 3 e 4 stelle, sempre secondo Enit, il calo di fatturato ammonta a circa 2,5 miliardi. A questo poi va aggiunto il ritardo sull’apertura della stagione e a farne le spese saranno le strutture legate per lo più ai mesi estivi. Al netto di tutto, saranno poi le città d’arte le più penalizzate, con un calo potenziale sul volume annuo del 2020 pari al 50%, perché terminato il lockdown prevarrà la voglia di spazi aperti, da un lato per ‘dimenticare’ mesi di chiusura forzata, dall’altro per evitare code e assembramenti. A questo si aggiungono la riduzione del monte ferie e della capacità di spesa dei cittadini, l’indebolimento del sistema di intermediazione, la contrazione dell’offerta.
Senza dimenticare l’effetto negativo che la crisi finanziaria innescata dall’emergenza sanitaria avrà sul business travel a livello globale. Secondo il Cerved Industry Forecast, l’emergenza economica scatenata dalla pandemia potrà protrarsi fino a dicembre, con la perdita di oltre il 70% del fatturato e ripercussioni anche nel 2021. Secondo i dati Cerved l’ospitalità è il settore con la performance peggiore, seguito a breve distanza da agenzie di viaggio e tour operator. Seguono agenzie di eventi, strutture ricettive extra alberghiere, trasporti aerei, organizzazione di fiere e convegni, gestione aeroporti, autonoleggi.
Ma il turismo non ci sta. E non resta a guardare. La reazione dell’intero comparto aveva dato vita un mese fa al Manifesto per il Turismo Italiano presentato dagli attori della travel industry nostrana alle istituzioni, un appello per salvare un importante motore dell’economia, della società e della cultura del Belpaese.
“Le imprese del settore”, avevano affermato i firmatari, “vogliono assumersi il compito e la responsabilità di tutelare i viaggi in Italia e dall’Italia, valorizzare la filiera del turismo, della ristorazione e del tempo libero per contribuire al rilancio del Paese, fare in modo che le persone si spostino nella massima sicurezza e per aiutare le aziende di tutti i settori a operare e farsi conoscere nel mondo”.
Salvaguardare le aziende e tutelare i dipendenti è stato il primo passo. Vaucher, politiche agevolate di cancellazione delle prenotazioni, tariffe flessibili e vantaggiose sono state adottate per tendere la mano alla clientela. Adesso, oltre al contenimento delle spese, serve subito un’iniezione di liquidità che sta tardando ad arrivare e tra poco si ripartirà. Non solo. Per guardare al futuro serve di più, occorre dare la garanzia che il soggiorno sia “safety”, elemento indispensabile che avrà un ulteriore impatto sui costi di gestione.